Difficil' è nell'onde acerbe, e crude, quando l'irato mar poggia, e rinforza, tener dritto il timone; ma non deve però esperto nocchier perder sì l'arte, che dall'ira del mar rimanga vinto senza opporsi al furor; chè spesse volte vinse l'altrui valor l'aspra tempesta. - Giambattista Giraldi Cinzio

giovedì 4 aprile 2013

Cuore di tenebra: Citazioni e commenti del capitolo 1

Joseph Conrad, Cuore di tenebra, Milano: Feltrinelli, 2011 (15a ed.)

Citazioni rilevanti del capitolo primo.

<<La Nellie, una iolla da crociera, girò sull'ancora senza il minimo fluttuare delle vele e si fermò. La marea si era alzata, il vento era quasi calmo e, poiché dovevamo discendere il fiume, non ci restava che fermarci all'ancora e attendere il riflusso.
L'ultimo tratto del Tamigi si stendeva davanti a noi come il principio di un interminabile corso d'acqua. Al largo, cielo e mare erano saldati senza una giuntura e nello spazio luminoso le vele conciate delle barche che salivano con la marea sembravano immobili fastelli rossi di tele appuntite tra luccicori di aste verniciate.>>
Nell'incipit del romanzo è possibile rintracciare l'ambientazione paesagistica e la localizzazione inizuiale del battello su cui si trova il protagonista, le cui avventurose vicende si rifanno al viaggio per mare compiuto da Conrad nel 1890 nel cuore dell'Africa a bordo del vaporetto Roi de Belges.
Inoltre, vengono date prime informazioni tecniche riguardo la navigazione in alta marea, in presenza della quale occorre fermarsi per attendere il riflusso.

Iolla da crociera

<<Sembrava un pilota, che per un marinao è l'incarnazione stessa dell'affidabilità>>

<<C'era tra noi il vincolo del mare, che teneva uniti i nostri cuori nei lunghi periodi di separazione. [..] L'Avvocato, il migliore dei vecchi, aveva diritto, per i suoi molti anni e le sue molte virtù, all'unico cuscino sul ponte e se ne stava sdraiato sull'unica coperta.>>
In questo passo, è espresso uno dei temi principali del romanzo: il legame tra il marinaio e il mare, che viene a identificarsi come un "partner" alternativo, un compagno di vita fedele, un elemento naturale sconfinato e evocatore di idee suggestive. Inoltre, nella seconda parte, è presente un riferimento alla struttura gerarchica vigente a bordo, con i più anziani e qualificati che godono dei pochi "privilegi" possibili.

<<Il vecchio fiume in quel largo tratto riposava tranquillo [..] distendendosi con la pacata dignità di una via d'acqua che porta ai confini più remoti della terra.>>
Il mare, nelle sue varie conformazioni fisiche, è considerato come mezzo per giungere nei meandri del globo terrestre e, metaforicamente, per esplorare nel profondo il senso della vita umana e scoprirne i tratti nascosti.

<<Per un uomo che ha dedicato la vita al mare, con devozione e affetto, non c'è niente di più naturale che evocare su questi ultimi tratti del Tamigi il grande spirito del passato. La corrente di marea fluisce e rifluisce in un'attività incessante, affollata dei ricordi degli uomini e delle navi che ha riportato al riposo del paese natio o alle battaglie del mare. Aveva conosciuto e servito tutti gli uomini di cui la nazione è fiera, da Sir Fracis Drake a Sir John Franklin, i grandi cavalieri erranti del mare. Aveva portato tutte quelle navi i cui nomi sono come gioielli sfavillanti nella notte del tempo, dal Golden Hing che tornava coi fianchi rotondi colmi di tesori all'Erebus o al Terror, partiti per altre conquiste-che non tornarono mai più. Erano salpati da Deptford, da Greenwich e da Erith - avventurieri e coloni; navi di re e navi di uomini della Borsa, capitani, ammiragli e loschi trafficanti nei mercati dell'Oriente e "generali" delle flotte dell'East India. Cacciatori di gloria, tutti erano partiti da questo fiume.[..] Quale grandezza non aveva gallegiato nel riflusso di qeusto fiume verso il mistero di un mondo sconosciuto!>>
In queste righe sono presenti riferimenti storici di avventurieri e esploratori inglesi, i cui nomi sono passati alla storia, e citazioni di imbarcazioni gloriose. Tutto era passato attraverso il Tamigi, fiume navigabile "testimone" delle imprese più celebri della storia della navigazione.

Sir Francis Drake

<<Era un marinaio, ma era anche un girovago, mentre i marinai in genere conducono una vita sedentaria. Hanno una mentalità casalinga, e la casa - la nave - se la portano sempre dietro; e con essa il loro paese - il mare. Ogni nave assomiglia moltissimo a tutte le altre e il mare è sempre lo stesso. Nell'immutabilità del loro ambiente, le terre straniere, le facce straniere, l'immensità mutevole della vita, scivolano via, velate da un'ignoranza un pò sprezzante; perche per un marinaio non c'è niente che sia misterioso tranne il mare, che è amante della sua esistenza, imprescrutabile come il Destino.>>
In queste splendide parole vengono esternate le sensazioni tipiche di un marinaio, che, pur visitando migliaia di terre, conosce un solo paese, il mare, e una sola casa, la nave. Il mare assume tratti misterici e velati da un senso di segretezza, viene paragonato a un arcano da svelare nel corso di un'intera esistenza.

<<Stavo pensando a tempi molto lontani, quando i romani vennero qui per la prima volta, millenovecento anni fa. [..] Immaginate le sensazioni del comandante di una bella trireme del Mediterraneo cui si ordina all'improvviso di andare al Nord; di attraversare l'intera terra dei Galli; di assumere il comando di una di quelle imbarcazioni che i legionari sapevano costruire a centinaia in un mese o due. [..] Immaginatelo qui, ai confini del mondo, con una nave non più rigida di una fisarmonica, carica di provviste. Paludi, sabbia, foreste, selvaggi - poco o niente da mangiare e niente da bere se non l'acqua del Tamigi. Niente vino di Falerno qui; freddo, neve, tempesta, malattia, esilio e morte. [..] Ma i Romani erano abbastanza uomini per affrontare le tenebre.>>
In questo passo ci sono riferimenti storici connessi alla civiltà romana, alle prime costruzioni navali fragili e rischiose, all'invasione della Britannia del 43/44 d.C., alle precarie condizioni di vita di bordo, e al paesaggio inglese inospitale e freddo, affrontato con coraggio e temerarietà dall'ardore della flotta romana.

Invasione della Britannia

<<Quan'ero ragazzino avevo una passione per le carte geografiche. Contemplavo per ore il Sud America, l'Africa o l'Australia e mi perdevo in tutti gli splendori dell'esplorazione. A quei tempi c'erano ancora molti spazi vuoti sulla terra, e quando ne vedevo uno che sulla carta pareva invitante ci mettevo un dito sopra e dicevo: 'Quando sarò grande ci andrò'. Uno di questi luoghi, ricordo, è il Polo Nord. Bè, sinora non ci sono mai stato e in futuro non proverò certo ad andarci. Altri luoghi erano invece sparsi intorno all'Equatore. Ce n'era uno - il più grande, il più vuoto per così dire - di cui conservavo una gran voglia. Si era riempito, dopo la mia adolescenza, di fiumi e laghi e nomi. Aveva cessato di essere uno spazio squisitamente misterioso. Era divenuto un luogo di tenebra. C'era un fiume soprattutto, grande e possente, simile a un immenso rettile, con la testa nel mare, il corpo a riposo che si curva lontano in una campagna sterminata e la coda sperduta nelle profondità del paese.>>
In queste righe il protagonista rimembra i suoi desideri da bambino, quando era attratto, guardando le carte geografiche, dall'esplorazione e dalla scoperta di nuovi territori che, durante la sua adolescenza e giovinezza, si intuisce siano stati scoperti poi da altri individui. Nella parte finale Marlow si riferisce all'Africa e al fiume Congo, paragonato a un serpente affascinante.

Il fiume Congo

<<Non mi fu difficile trovare gli uffici della Compagnia. Era la più grossa azienda del luogo e tutti quelli che incontrai ne erano tronfi. Gestivano un impero d'oltremare e accumulavano una sterminata quantità di denaro col commercio>>
Conrad accenna all'imperialismo inglese del XX secolo.

<<Guardare da una nave una costa che scivola via è come riflettere su un enigma. Se ne sta lì davanti a voi, sorridente, accigliata, invitante, grandiosa, squallida, insipida, ma sempre muta e con l'aria di sussurrare: 'Vieni a scoprirmi'.>>
L'atmosfera intrisa di mistero avvolge le coste di ogni territorio bagnato dal mare; ogni marinaio è attratto dalla volontà di scoperta del nuovo e dalla sfida muta che l'entroterra gli propone.

<<Passarono più di trenta giorni prima che vedessi la foce del grande fiume. [..] Il mio lavoro sarebbe cominciato soltanto duecento miglia oltre. Perciò partii per una località trenta miglia più a monte>>
E' presente un importante riferimento alle unità di misura adottate (vedi post specifico).

<<La voce intermittente della risacca mi dava un piacere reale, come le parole di un fratello>>.

<<Un giorno incrociammo una nave da guerra [..] La bandiera pensava molle come uno straccio; le bocche dei lunghi cannoni da sei pollici sporgevano da tutto il basso scafo; l'onda lunga, unta e viscida, la sollevava e la lasciava ricadere facendo oscillare i suoi alberi sottili.[..] Pop, faceva uno dei cannoni da sei pollici; svaniva una piccola fiamma e un minuscolo proiettile produceva un flebile stridore>>
Descrizione di una nave da guerra francese del XX secolo.

Nave da guerra francese Jean Bart, 1911

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