Difficil' è nell'onde acerbe, e crude, quando l'irato mar poggia, e rinforza, tener dritto il timone; ma non deve però esperto nocchier perder sì l'arte, che dall'ira del mar rimanga vinto senza opporsi al furor; chè spesse volte vinse l'altrui valor l'aspra tempesta. - Giambattista Giraldi Cinzio

venerdì 19 aprile 2013

La navigazione nell'Oriente del XIII e del XIV secolo

L'Oriente, fin dall'antichità, ha rappresentato un luogo di curiosità e di cose meravigliose per i popoli dell'Occidente.
Molto interessanti appaiono le trattazioni di John Mendeville e di Marco Polo intorno alle imbarcazioni navali realizzate da alcuni popoli dell'est.


John Mandeville fu autore e protagonista di Voyage d'Outremer (1357 -1371) che egli stesso avrebbe compiuto, tra il 1322 e il 1356, nell'Oceano Indiano.


Copertina di: Voyage d'Outremer

In un'isola del Golfo Persico, di nome Hormuz, <<le navi non hanno né chiodi né bandelle di ferro, a causa delle rocce di calamita di cui il mare dei dintorni è talmente pieno, da far meraviglia. Se per caso una nave con bandelle e chiodi di ferro passasse per quelle parti, sarebbe finita, perchè la calamita attirerebbe a sè la nave senza più lasciarla andare e ripartire.>> (Ivi, cap XVIII)

Alla corte di Kubilai Khan, fondatore del primo impero cinese della dinastia Yuan (XIII sec.), siedono molti sapienti nelle scienza della <<astronomia, negromanzia, geomanzia, piromanzia, idromanzia e della divinazione>>. Essi usano come strumenti <<astrolabi, sfere armillari, clessidre e preziosissimi orologi>>(Ivi, cap XXV)

Marco Polo, nel suo capolavoro Il Milione (1298), narrò le avventure vissute durante il viaggio compiuto nell'Estremo Oriente dal 1271 al 1288.



Copertina di: Il milione

                                    
                                                  I viaggi di Marco Polo 

Egli, riguardo le navi, scrive: <<ad Ormus le navi sono pessime e pericolose [..] perché non si ficcano con chiodi, per esser il legno col quale si fabricano duro e di materia fragile a modo di vaso di terra [...] le tavole si forano con trivelle di ferro piú leggiermente che possono nelle estremità, e dopo vi si mettono alcune chiavi di legno con le quali si serrano, dopo le legano overo cuciono con un filo grosso che si cava di sopra il scorzo delle noci d'India.>> (Marco Polo, Il Milione, XXVII)

In altri paesi orientali le navi ben costruite <<non usano corde di canapa se non per l'albero della nave e per la vela, ma hanno canne lunghe da 15 anni passi>> e con queste funi di canne riescono persino a trascinare le loro imbarcazioni con tiri da 10 o 12 cavalli lungo fiumi e canali. (Marco Polo, Il Milione, CXXVI)

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